Cara Fiamma,

la storia del 7L è dedicata a te.

Con la tua calda e costante amicizia

hai reso questo cammino meno difficile

e più fertile

grazie

Giorni pieni di grazia

Quando la pace

avrà sfiorato

il tuo volto

percepirai la gioia

di vibrazioni dolcissime

Livia

tesserà per te,

giorni

pieni di grazia.

dedicato a Lucia

da Tra l’erica e le ginestre di Mara Carli


dedicato ai Bambini del mondo

Sulla riva di mondi senza fine i Bambini s’incontrano. Il cielo sconfinato è sopra di loro immobile e le onde impetuose sono senza riposo. Sulla riva di mondi senza fine i Bambini s’incontrano, con grida e danze.

Costruiscono castelli di sabbia e giocano con conchiglie vuote. Con foglie sbiancate intrecciano le loro barche e sorridendo le fanno galleggiare sull’immensa distesa del mare. I Bambini giocano sulla riva di mondi senza fine.

Non sanno nuotare, non sanno calare le reti. I pescatori di perle si tuffano a caccia di perle, i mercanti navigano sui loro battelli, i Bambini raccolgono piccoli sassi e di nuovo li sparpagliano. Non cercano tesori, non sanno calare le reti.

Il mare ondeggia ridendo e pallido riluce il sorriso della spiaggia. Onde mortali cantano ai Bambini ballate senza senso, come una madre che culla il suo Bambino. Il mare gioca con i Bambini e pallido riluce il sorriso della spiaggia.

Sulla riva di mondi senza fine i Bambini s’incontrano. La tempesta vaga nel cielo senza sentieri, i battelli fanno naufragio nell’acqua senza tragitti, la morte è in giro e i Bambini giocano. Sulla riva di mondi senza fine è il grande incontro dei Bambini.

da Gitanjali di Rabindranath Tagore

On the seashore of endless worlds children meet. The infinite sky is motionless overhead and the restless water is boisterous. On the seashore of endless worlds the children meet with shouts and dances.

They build their houses with sand and they play with empty shells. With withered leaves they weave their boats and smilingly float them on the vast deep. Children have their play on the seashore of worlds.

They know not how to swim, they know not how to cast nets. Pearl fishers dive for pearls, merchants sail in their ships, while children gather pebbles and scatter them again. They seek not for hidden treasures, they know not how to cast nets.

The sea surges up with laughter and pale gleams the smile of the sea beach. Death-dealing waves sing meaningless ballads to the children; even like a mother while rocking her baby’s cradle. The sea plays with children, and a pale gleams the smile of the sea beach.

On the seashore of endless worlds children meet. Tempest roams in the pathless sky, ships get wrecked in the trackless water, death is abroad and children play. On the seashore of endless worlds is the great meeting of children.

 

da Gitanjali di Rabindranath Tagore


Il 7L racconta

Aiutare è un’arte più che una scienza.

L’aiuto non è né una tecnica, né una procedura, né una legge che si applica al momento del bisogno.

L’essere umano è un essere limitato e bisognoso

di sollecitudine e cura dalla nascita

fino al momento della sua morte.

L’aiuto sincero è il legame più profondo che

avvicina un essere umano ad un altro

e gli esseri umani tra loro.

Non esiste aiuto senza fiducia reciproca e non è semplice riuscire a sentirsi vicini. L’aiuto è ciò che rende umane le persone, le une di fronte alle altre, oltre ogni distinzione di ruolo o responsabilità.

Saper aiutare è ciò che fa di ogni professione al servizio dell’uomo un contributo prezioso alla formazione

del senso sociale e del rispetto della vita.

Essere solidali non significa provare simpatia o compassione, bensì agire guidati da questi sentimenti

Il 7L lavora per riuscire ad affrontare la malattia come una circostanza che unisca Bambini,

Genitori, Medici, e Infermieri.

Mentre si condivide questo cammino, abbiamo tutti bisogno di un’atmosfera serena dove poterci sentire compresi e comprendere.

E come nell’arte, gli elementi che la compongono

si armonizzano, così i colori del 7L

si combinano e formano un racconto.

La raccolta delle voci che partecipano a questa storia

è rappresentativa e significativa

purtroppo non è completa.

Un grande grazie a tutti coloro che non abbiamo potuto nominare ma che ci accompagnano con forza e con amore lungo questa strada.

Indice:

7L blu
7L bianco
7L grigio
7L rosso
7L verde
7L giallo

 


7L

Il blu è il colore del cielo che tutto sovrasta

IL 7L blu introduce la storia del 7L

che racconta di come si lavora, di chi lo anima, di quello che si è fatto e costruito

per immaginare il suo futuro

L’identità del 7L vive nella sua storia, tessuta di sensibilità e accoglienza, di competenze reali e non esibite.

Nel tempo si è costruito un modo di stare insieme per condividere le esperienze più dure che la vita ci riserva.

La storia del 7L nasce dall’esigenza di lasciare una testimonianza che documenti in modo semplice e comprensibile la strada che è stata percorsa fino ad ora e che spinge liberamente verso altre mete; una strada indicata dal coraggio e sorretta dall’amore per la Vita, guidata dalla premurosa attenzione che l’ascolto di ogni Bambino con i suoi Genitori richiede e ispirata dal sempre profondo legame che unisce a Livia.

Lo spirito che muove il 7L all’impegno e alla dedizione è suggerito dai valori etici dell’ascolto. La sensibilità con cui ogni azione è pensata e con cui è realizzato ogni passo, la flessibilità con cui è progettata ogni iniziativa, la serietà della propria consapevolezza sono passi fondamentali per migliorare la vita tra gli esseri umani, in particolare Bambini e Genitori in ospedale.

Il 7L nasce, per aiutare Bambini e Genitori in un momento della loro vita in ospedale, dove il tempo trascorre e si dilata fino a divenire un irreale ed eterno presente e dove l’immagine del futuro è strettamente legata alla prospettiva di una guarigione.

Il 7L, attraverso Lucia, ha iniziato un’esperienza che permette di stare accanto a coloro che vivono la malattia di un Bambino o di un Adolescente.

Talvolta accade che, se non viene offerta la possibilità di una condivisione densa di significato, il saluto tra chi resta e chi lascia la terra diventa impossibile da compiersi. Elaborare e vivere quest’esperienza, nell’unione sincera dell’Amore e del rispetto per la Vita, aiuta a capire e accettare l’insegnamento che le vite più giovani ci indicano con grande coraggio e aiuta

ogni essere umano adulto a diventare più capace di amare, più responsabile e più attento alle condizioni del vivere dei Bambini e degli Adolescenti.

Il 7L blu vi introduce e vi guida nella storia del 7L attraverso tutti i colori della vita: il bianco con il racconto della realtà, il grigio con le difficoltà e i limiti che la vita stessa ci impone, il rosso con le emozioni del cuore, il verde con la creatività, il giallo con l’energia e lo sforzo positivo di vivere.

Il cammino durante questi tre anni di presenza accanto a Genitori, Bambini e Adolescenti del reparto di OncoEmatologia - dice Lucia - è stato e continua ad essere pieno di domande e di rivelazioni.

Mi chiedo spesso quali siano i sentimenti che Bambini e Genitori provano nel trovarsi con noi, le aspettative che hanno, le domande cui vorrebbero poter dare una risposta e che spesso non ricevono.

Che posto hanno nelle nostre vite i legami che si tessono, gli affetti che nascono, crescono e continuano anche al di là del reparto? Forse l'unica risposta che arriva subito è che sono qui perché ho seguito come sempre il filo di Livia.

La speranza è quella di essere una presenza leggerissima, ma possibilmente di qualche sostegno in momenti così difficilmente vivibili.

Il risultato: un dono inaspettato, il nostro reciproco affetto.

Le difficoltà: la necessità del silenzio nell'ascolto, che essendo un silenzio d'amore possa trasmettere la consapevolezza di quello che sto ascoltando e rispondere con un messaggio non sempre parlato.

Il sogno: che si crei una treccia d'amore tra i Genitori.

 

 

Spero che la loro disponibilità, la loro forza, il loro coraggio e qualsiasi forma di aiuto pensino di potersi dare, sia generosamente tessuta in questo grande immaginato cuore e possa prolungarsi nel tempo come una lunga treccia.

 

E chi ha bisogno

sappia di poter pescare

a piene mani

perché ci sarà sempre

qualcuno

che è lì per sostenerlo e aiutarlo.


 

7L

Il 7L bianco riguarda i fatti

e i dati della realtà.

Sul bianco si scrive,

sulla neve si lascia l’impronta.

Nel settembre 1995 viene finanziata dalla fondazione di Livia la partecipazione ad un corso di formazione, tenutosi a Parigi, sulla musica all’interno degli ospedali pediatrici.

Monica ne resta entusiasta e insieme con Lucia fanno nascere Musica in Ospedale.

La musica diventa un modo per distrarre i Bambini da momenti di cura difficili e dolorosi e per vederli sorridere.

Dapprima nel Day Hospital e nel reparto di OncoEmatologia, poi nel Centro Ustioni e infine nel reparto di Chirurgia, Monica con Jacopo, Costanza, Alessandro e Sara, ma anche Alessandra, Marialaura e Ivana hanno incontrato Bambini e Genitori.

Nell’aprile del 1996 viene realizzato Musica in Ospedale, un video che documenta l’attività della musica in reparto. La fondazione lo regala ai Bambini e alle loro famiglie. Il video, inoltre, è stato mandato in altri centri di OncoEmatologia Pediatrica in Italia, come Padova, Torino, Trieste ed altri, come amorevole invito a seguirci musicando con i Bambini.

Da tre anni ormai, i musicisti riescono a dosare dolcezza e note e ad essere presenti in Ospedale tutta la settimana, compresi i sabati e le domeniche.

Nell’ottobre del 1996 il 7L apre la sua porta in Via Luca Giordano, a due passi dall’Ospedale Meyer e nasce dal desiderio di creare un luogo d’incontro in cui genitori, Bambini, fratelli e sorelle, possano trovare accoglienza e conforto in quei momenti così difficili da superare. Un luogo, appunto, dove distendere la tensione, alleggerire la propria ansia, ritrovare energia e speranza tra un biscotto e una tazza di caffè. Il 7L è aperto a tutti coloro che vogliano contribuire con la loro presenza a rendere più umana la vita, soprattutto in quei momenti in cui il dolore è molto forte.

Si formano gruppi di auto-aiuto e si propongono attività creative. Le persone che frequentano il 7L seguono l’Attitudinal Healing (la Guarigione degli Atteggiamenti Mentali) un metodo ideato dal dott. G. Jampolski, che consente di gestire degli incontri in cui si esprimono pensieri, dubbi, emozioni per ritrovare le forze e rinvigorire le proprie energie. L’Attitudinal Healing è, dunque, un momento di autoformazione e di sostegno reciproco.

Tra il settembre 1997 e il maggio 1998 Cinzia, Marie Thérèse, Rita e Paolo hanno svolto e condotto un gruppo di Attitudinal Healing dedicato ai fratelli e sorelle dei Bambini ricoverati, per aiutarli ad affrontare meglio l’evento della malattia in famiglia. "Purtroppo – come ci dice Cinzia - è stato difficile far coincidere tempi e interessi con Bambini e ragazzi di età diverse e, molto spesso, neppure residenti a Firenze".

Lucia, Monique, Rosalba, Giulia, Rita, Marie Thérèse e Paolo hanno trascorso molte ore in ospedale con Genitori e Bambini offrendo opportunità di dialogo e lettura, come pure di silenzio e partecipazione.

Mirko, Ida e Mariagrazia hanno contribuito con la loro presenza a tenere aperta la porta del 7L e attualmente è Vera che continua questa generosa attività.

Al 7L Franca, Paola, Jussara, Rosalba, Clara, Jacopo e Roberto offrono la possibilità di elaborare la propria esperienza attraverso la Meditazione e la Scultura dell’Argilla, la Riflessologia Plantare, la Tecnica Metamorfica, lo Yoga e la Meditazione.

Le attività si svolgono durante la settimana e quando coloro che ne hanno bisogno lo chiedono, come per esempio con Gioia, che è psicologa e a cui si può richiedere un colloquio. E' Gioia al momento a seguire e portare avanti Guarire senza Dolore, il progetto nato dal lavoro svolto dal 1990 dalla fondazione di Livia sotto la guida del professor Piero Moggi.

La Fondazione si è impegnata nello studio del Controllo del Dolore del Bambino attraverso la distribuzione dei suoi Quaderni. Questa raccolta contiene articoli dei maggiori studiosi italiani e stranieri sull’argomento.

Gioia e Lucia attualmente lavorano al progetto della tanto auspicata creazione di un servizio di terapia antalgica all’interno dell’Ospedale Anna Meyer di Firenze, uno dei maggiori programmi a cui la fondazione di Livia ha dedicato e dedica le sue risorse e indirizza i suoi obiettivi.

Come afferma la dottoressa Jo Eland, anche per un solo Bambino che soffre, vale la pena di sollevare il mondo. E anche per un solo suo sorriso il 7L trova la sua ragione di esistere.

La dottoressa Jo Eland, uno dei maggiori esperti americani sul Controllo del Dolore dei Bambini, grande amica e sostenitrice della Fondazione, è tornata a Firenze nel maggio del 1998 e ha incontrato al 7L le caposala dell’ospedale Anna Meyer per aggiornarle sulle nuove tecniche antalgiche e rispondere alle loro molte domande. E' stato un incontro particolarmente vivace e pieno di interesse.

La professoressa Gabriella Bernini, primario del reparto di OncoEmatologia, parla del fondamentale ruolo che la Fondazione di Livia ha avuto: "Quel poco che si è fatto per l’educazione del personale medico ed infermieristico sul Controllo del Dolore nel Bambino - ci dice - si deve alla Fondazione. Fin dal 1990 la Fondazione si è battuta per dar vita ad una maggiore consapevolezza dell’importanza di controllare tutti gli aspetti del dolore del Bambino ed il beneficio che ne abbiamo ricavato è notevole.

Accadono cose stupende con i Genitori e con i Bambini. L’iniziativa della Musica in Ospedale che la Fondazione ha promosso è una cosa stupenda. I Bambini sono molto inclini alla musica, quindi si riesce a superare diverse problematiche all’interno del reparto. Per esempio con i prelievi, oppure per una terapia che impedisce di spostarsi dal letto o a causa del tipo stesso di malattia che li obbliga a stare fermi. Dei cicli di terapia per alcuni tumori prevedono la permanenza a letto di quattro, cinque, sei giorni e si hanno effetti collaterali per cui i Bambini hanno poca voglia di fare o di giocare e la musica riesce a far superare questi momenti. Sostengo che Musica in Ospedale è una delle attività più belle che sono state messe a punto".

Il 7L è un luogo dai colori tenui, dall’atmosfera pulita e accogliente. La cura con cui è tenuto riflette della stessa attenzione e sensibilità con cui si interviene in ospedale accanto al dolore fisico dei Bambini, accanto alla paura, agli sguardi dei Genitori che non trovano pace, a domande cui si risponde spesso solo con la partecipazione, ai perché che non hanno risposta. Lucia, Rosalba e Rita trascorrono diverse ore in ospedale e il loro intervento è spontaneo quanto intenso e delicato. Per sua peculiare natura, il tempo che vi passano non può essere delimitato da rigide fasce orarie. Alla sofferenza non può essere inflitta anche la ferita di un limite di tempo, anche se questo margine esiste.

"La presenza in ospedale di noi musicisti – dice Costanza – cerca di rispettare le esigenze dei Bambini. Se dormono o non hanno troppa energia, scambiamo due parole con i Genitori e semplicemente li salutiamo".

Il modo di entrare in contatto con i Bambini e i loro Genitori è come una leggera, continua, accurata tessitura costituita dalla propria semplice presenza.

Quando il momento si fa maturo per l’incontro, significa che, con un’intesa amorevole, si sta realizzando una possibilità d’aiuto. I sentimenti sono molto importanti, ma ancora di più lo è la loro messa in atto, la loro concreta applicazione in un consistente, solidale sostegno.

Lucia, con Rosalba, Monica e Rita non si fermano solo all’esperienza in Ospedale o al 7L, quando una giovane vita finisce e un Bambino lascia la terra, consacrare momenti particolari ad un ascolto più profondo, mantenere vivi i contatti, scrivendo o telefonando, diventa fondamentale per conservare un ricordo che forse potrà consolare e rendere più sopportabile questo dolore, proprio perché condiviso e sostenuto insieme.


7L

Il grigio è il colore del cielo rannuvolato

Il 7L grigio parla delle sue difficoltà

In tutte le situazioni che hanno a che fare con un limite, con una malattia grave e ostinata, il margine delle possibilità di influire positivamente si assottiglia fino a scomparire. Le nuvole si fanno così fitte che nessun raggio di luce sembra poterci raggiungere, eppure la potenza di una condivisione sottile, discreta, quasi impercettibile, ma presente e totale, si fa sentire. Sopra quelle nuvole c’è il sole.

Il 7L grigio dà voce al cuore e racconta le difficoltà incontrate:

"Ho avuto qualche difficoltà ad entrare in sintonia con certi bambini – dice Monica - ma ho imparato che se non mi accettano è meglio rispettare il loro rifiuto: se mi presento in un altro momento senza dargli l’impressione di voler invadere i loro spazi, allora mi accolgono. A volte è anche problematico riconoscere i miei limiti umani in certe occasioni."

Alessandro parla della difficoltà iniziale a fare amicizia con i bambini e di come riesce a superarla rinunciando alla propria b immagine di adulto lasciandosii semplicemente riempire dalla loro realtà.

"Le prime volte – afferma Costanza – ho avuto difficoltà a concentrarmi sui Bambini perché venivo distratta dai fili e dalle pompe che ci sono nelle loro stanze, ma poi mi sono abituata. Con qualche bambino o adolescente è difficile fare amicizia, ma penso che sia piuttosto normale. Non sempre e non tutti hanno voglia di conoscerti."

Jacopo: "La difficoltà principale rimane quella di riuscire ad affrontare situazioni critiche con lo stato d’animo giusto; mi sono sentito spesso inutile o addirittura di ingombro nei momenti in cui i bambini soffrono di più".

"Gli incontri di Attitudinal Healing erano ogni venerdì sera – dice Monique – e per settimane ho trovato delle scuse: pioveva o avevo mal di testa o pensavo di smettere. Poi sono andata all’ospedale e mi ricordo che Monica è stata molto diretta con me. Diceva che non si poteva entrare per curiosità o per un paio di settimane. Era un impegno serio e i bambini e le famiglie avevano bisogno di continuità. Forse è stato a questo punto che mi sono resa conto che la cosa non riguardava solo me e ho cominciato a sentirmi più responsabile. Adesso, non lo sento come un dovere imposto, ma come parte di me stessa […] Avevo tante difficoltà: mi sentivo impotente, non sapevo cosa dire, avevo paura di dire la cosa sbagliata (e la dicevo!). Mi ricordo una volta che una delle mamme mi disse che era importante essere felici oggi perché domani…non si sa. Questo mi ha dato molta forza, in un momento in cui anch’io ne avevo bisogno. Ho cominciato ad ascoltare con un’attenzione più profonda e mi ricordo che, poco dopo, quella stessa mamma mi ha ringraziato e a quel punto mi sono accorta che è fondamentale andare avanti con amore […] Devo dire che ci sono momenti molto intensi. E questo ci unisce e aiuta tutti."

La caposala del reparto di OncoEmatologia apprezza molto il lavoro di Lucia e dei suoi collaboratori. "Sanno lavorare in punta di piedi - dice Tina - sono rispettosi della struttura e del personale dell’ospedale e quello che danno ai Genitori è di grande aiuto. Purtroppo riconosco che l’ospedale è carente rispetto al sostegno ai Genitori. La Fondazione compensa tantissimo questo spazio che rimane vuoto e che invece sarebbe auspicabile che quest’aspetto non fosse sottovalutato dall’ospedale. È importante creare degli spazi in cui i Genitori possano esprimere tutte le emozioni suscitate dalla malattia o da una perdita grave. Questo anche perché ci possa essere un ritorno di crescita personale e di elaborazione per tutti coloro che sono coinvolti nella cura dei Bambini in ospedale. Nella nostra cultura, eventi come la nascita e la morte sono stati medicalizzati eccessivamente e di conseguenza tutti noi rischiamo di perderne il senso. Per questo motivo il lavoro del 7L è di grande valore".

Alessandra e Filippo, infermieri dello stesso reparto sono concordi nel dire che: "Lucia e gli altri suoi collaboratori passano senza essere sentiti, non sono mai di intralcio al lavoro e sono diventati una presenza ampiamente riconosciuta all'interno del reparto. I libri che offrono ai Genitori sono di grande aiuto e anche molto belli. Loro si distinguono dalle altre forme di sostegno, soprattutto nell'accortezza e nel modo di fare. Non è sempre facile stare accanto a Genitori che hanno Bambini con queste malattie. È difficile anche per noi, perché molto spesso si isolano. Lucia e gli altri riescono, con molta delicatezza e tranquillità, ad avvicinare questi Genitori e anche ad aiutarli a parlare di più fra loro. È una cosa molto importante condividere la stessa esperienza e avere la possibilità di essere ascoltati e a volte anche di sfogarsi. Noi infermieri spesso non possiamo dedicare loro molto tempo; ci sono dei periodi molto duri, dove sono tante le terapie in corso da seguire.

Siamo contentissimi della loro presenza, soprattutto per la capacità di inserirsi in queste circostanze e per la loro continuità. Per essere di reale sostegno bisogna, infatti, aver avuto il tempo di conoscere i Genitori e di aver stabilito con loro un certo grado di confidenza. In questo reparto, a differenza che in altri, è molto importante la continuità e la presenza quotidiana delle stesse persone".

"Dinanzi al dolore – dice Rita – siamo sempre impreparati. A volte la consapevolezza di non poter far niente mi aiuta e mi sorregge"

Le parole di Rita ci ricordano che la cosa importante è di esserci completamente e con delicatezza nel pieno rispetto della Vita. Il 7L cerca di essere là, dove la Vita impone una prova durissima. Sono piccoli gesti, parole accennate all’inizio, ma con il tempo possono maturare in un concreto legame che può trasformare un’esperienza in qualcosa di profondo che va oltre le parole e il tempo. Aldilà delle nuvole


7L

Rosso è il colore delle emozioni

e dei sentimenti

Parla direttamente al cuore

I battiti del cuore scandiscono il ritmo e il tempo della nostra vita. Ogni volta che pensiamo al cuore sentiamo che quest’immagine ci collega direttamente al centro del nostro essere.

Stare vicino al dolore di un Bambino e dei suoi Genitori è un’esperienza che non accetta di essere superficiale. Non ci sono mezze misure: o si partecipa con tutti noi stessi oppure è meglio non esserci.

Ascoltiamo le testimonianze di alcune mamme:

"Ho ricevuto tutto ciò che si può chiedere in quei momenti – afferma Laura, mamma di Simone – Il 7L è come una seconda famiglia. Se penso al 7L lo rivedo come comprensione, supporto, sollievo e sostegno. Posso dire di aver imparato ad essere di aiuto agli altri con un sorriso, una parola, fondamentali in quei momenti. Lucia ha facilitato il mio rapporto con i medici. Avevo grossi dubbi se chiedere loro tante altre spiegazioni. I medici spesso tendono a fare scelte senza consultare i Genitori e lei mi ha consigliata, aiutata, ha sorretto il mio sfogo e la rabbia di sentirmi così impotente. Il 7L è perfetto così com’è.

All’inizio non capivo, ma il tatto e la delicatezza mi hanno conquistato. Monique è superspeciale, nel suo modo di essere semplice e naturale. La musica nella stanza sterile è stata un salvataggio, ha donato piacere e serenità a Simone.

La Musica in Ospedale è una conquista molto importante. Il 7L è riuscito ad animare il reparto, con quel poco misurato con attenzione.

Per un anno e mezzo sono cresciuta insieme a Lucia e a gli altri, che sono ancora persone importantissime per me".

Anche Emiliana, mamma di Gerardo: "Il 7L ha rappresentato per me l’opportunità di non lasciare un luogo dove ho vissuto una dura esperienza che cambia la vita e il modo di pensare. Attraverso l’attività con l’argilla condotta da Franca al 7L ho rivisto persone con cui ho condiviso tanto e ho potuto continuare un discorso che mi ha portato a pensare diversamente anche sugli aspetti quotidiani della vita, a pensare di più ai rapporti con le altre persone. Ho imparato a concedermi delle pause dal "taglia e cuci" del lavoro quotidiano e non è facile per chi è incanalato in altre abitudini. Ho fatto letture diverse, ho trovato sollievo al fatto che altri avessero cercato risposte alle mie stesse domande sulla vita e sulla morte e ho potuto accettare meglio quello che è accaduto. Questo cammino ha reso più facili i rapporti con gli altri. Con i miei familiari era difficile parlare, non ci raccontavamo niente per non ferirci. Il 7L ha segnato l’inizio di un cammino, che mi ha portato calma e controllo sui miei pensieri. Lucia ha saputo costruire lentamente, anche attraverso l’uso di letture, qualcosa che mi aiuta ad essere meno razionale, a credere di più nelle sensazioni, a non nascondermi, a seguire gli impulsi.

A volte mi sento meglio. Adesso vedo più cose di prima. Tornando in ospedale per una visita ho visto più chiaramente il diritto di chi ha bisogno, contro l’efficientismo del personale ospedaliero.

Prima non mi ero mai posta questo problema.

Se non ci fosse stato il 7L tutto adesso sarebbe tagliato fuori nel passato, si sarebbe spezzata un’esperienza, mentre sento che c’è la possibilità di incontrarsi, c’è un filo di notizie e saluti, una trama leggera che continua ad essere tessuta nel presente e che mi permette di poter parlare e leggere e di poter imparare dalla forza di altre mamme, come Laura ad esempio, e di imitare altri che hanno avuto forza prima di me.

Se ce l’hanno fatta loro, ce la farò anch’io".

Gli incontri al 7L ai quali Emiliana si riferisce sono quelli dedicati alla scultura dell’argilla con le mamme che hanno perduto un figlio. "Dopo una breve meditazione – dice Franca - che ci consente di entrare più in profondità, lasciamo andare nell’argilla le nostre emozioni. Non siamo condizionati dalla forma perché teniamo gli occhi chiusi ed è come se le nostre mani lasciassero giocare il Bambino che è in noi con il Bambino che non è più con noi - manifestiamo gioia e dolore - Questa è la mia esperienza con il gruppo delle mamme al 7L ".

"Il 7L è stato molto importante – dice Lucia, mamma di Vittoria – È una guida e senza dubbio un appoggio nei momenti neri. È stato un aiuto fondamentale, in ospedale, nei momenti in cui c’è poca attenzione rivolta ai genitori. Mi ha aiutato sicuramente nel rapporto con i miei due figli e la malattia.

Prima di capire cos’era il 7L è passato del tempo. Ho incontrato dapprima Lucia e con lei ho potuto parlare della paura, della necessità che si ha di avere un buon rapporto con i medici e dei tanti sensi di colpa di cui soffriamo, anche quando si ha la fortuna di superare la malattia. È difficile tornare alla vita di tutti i giorni e ai suoi piccoli piaceri. Con lei ho potuto parlare anche di questo tipo di disagi. Quando il proprio figlio è in ospedale si ha molta difficoltà a staccare l’attenzione da lui, anche solo per poco tempo, è una vera ossessione. Tutto il mondo è lì. La discrezione di Lucia in quei momenti è stata ineccepibile. Nel rapporto con i medici, i Genitori possono restare un po’ frastornati e in genere non si rimane molto soddisfatti e lei è intervenuta in molti casi e si è esposta in prima persona.

Senza il 7L avrei avuto molta più rabbia, sarei stata molto più confusa e abbandonata. Il suggerimento che posso dare è quello di non stancarsi mai! Per chi vive questo tipo di esperienza è un sostegno importantissimo."

"Ero frastornata e preoccupata – dice Maila, mamma di Giulia – e quando si sono presentate, Lucia e Rosalba, non avevo nessuna idea di chi fossero. Mi hanno proposto alcune letture. Cercavo proprio quelle risposte in quel momento. Ho capito che erano persone intelligenti e sensibili in grado di comprendere la mia situazione, sanno avvicinarsi in punta di piedi e così sanno anche allontanarsi. Con il tempo ho imparato a conoscerle, hanno qualcosa di speciale. Hanno quella serenità e tranquillità, quel sapere essere presenti e disponibili ad ascoltarti e a stare insieme che si trova raramente. Quando sono un po’ depressa penso a tutti coloro che ho incontrato in ospedale, i dottori, gli infermieri, gli animatori, i volontari e ritrovo la carica. Sono persone eccezionali. Rosalba è molto documentata, ho ricevuto anche consigli per la mia salute e massaggi che mi hanno fatto rinascere. Il 7L mi ha aiutato molto. Insieme con loro ho ritrovato me stessa, ho ritrovato la fede che avevo perso. Questa esperienza mi ha aiutato a crescere. Adesso sono portata a capire gli altri con più serenità."

"All’inizio - dice Angela, mamma di Andrea - il primo impatto con l’ospedale è stato disorientante, si è lì e non ci sembra vero. Si è talmente centrati sul proprio dolore che non si vede nulla; volevo andare via, avevo fretta ed ero in ansia. Poi con il passare dei giorni ho incontrato Lucia e Rita, nel corridoio. Ci siamo fermate a parlare e io ho potuto esprimere tutta la mia angoscia e il dolore che stavo vivendo. E loro mi hanno dato coraggio. Le vedevo sempre tutti i giorni con i loro libri e questo mi ha permesso di dialogare con loro. Ho capito dalle letture che mi hanno consigliato, che potevo essere compresa e aiutata. Posso affermare che ho fatto un percorso personale di crescita parallelamente alla malattia di Andrea. Quando mi sono tranquillizzata ho scoperto un mondo di umanità che mi circonda. Apprezzo tantissimo quello che Lucia, Rosalba e Rita fanno per me, come se si facessero carico del mio problema. Mi hanno aiutato con la loro semplice presenza quotidiana, costante e arricchente.

Ciò che ho apprezzato molto è il loro silenzio, l’entrare in punta di piedi, il fatto di non fare troppe domande.. Si può fare tanto con pochissimo. Apprezzo molto anche i musicisti. Quando vedo Andrea che sorride e strimpella insieme ai ragazzi mi si apre il cuore. E quando ho detto ad Andrea che dovevamo ritornare in ospedale, ha subito pensato al piacere di ritrovare Monica e gli altri. E questo è molto importante."

Per Brunella, mamma di Glauco, le letture indicate da Lucia e Rosalba sono state uno strumento adatto attraverso cui è riuscita ad allentare la paura e a ritrovare energie e forze per affrontare con più serenità il periodo in ospedale.

Maria Luisa, mamma di Cecilia scrive: "Segno l’appuntamento del prossimo mese sull’agenda: è un punto fermo, un momento in cui potrò, solo che io lo voglia, rivedere persone amiche, forse sentirle un po’ parlare di sé. Per la verità non si parla molto al 7L, ma non credo si venga qui per chiacchierare, piuttosto per sentire che non sei sola, che ci sono altre persone ferite della tua stessa ferita, e che, nonostante ciò, hanno voglia di scambiare calore, simpatia umana; oppure persone che hanno qualcosa da dare.

Io devo dire che sento aria di amicizia, rispetto, considerazione, in quel modo così riservato che si adatta al mio carattere; mi sento libera di parlare o di stare zitta, mi sento ascoltata con interesse se parlo.

Lucia ha capito perfettamente il nodo centrale di questa offerta di incontro: essere liberi, non sentirsi forzati, giudicati, non oggetto di curiosità, poter vivere un momento di sereno distacco dalle cose che ci premono sempre, ritrovare entro la mente i ricordi, le immagini della nostra storia terribile e che, tuttavia è parte integrante di noi, la nostra memoria sempre presente; trovare un piccolo porto di pace.

Quando esco mi sento così leggera e questo stato d’animo me lo porto a casa, nessuno me lo può portare via".

"Alla nascita del nostro bambino – scrivono Rita e Claudio, Genitori di Josè – la nostra vita aveva raggiunto la gioia e il mio cuore era colmo di felicità. Purtroppo questa cosa meravigliosa è stata breve. All’inizio, disperati e confusi nel dolore, non riuscivamo a capire il perché , non ci preoccupavamo di altre persone che stavano provando o che avevano provato il nostro stesso dolore.

Al 7L ci siamo riuniti e abbiamo formato un gruppo e grazie a questo abbiamo imparato a vivere il dolore in modo diverso".

"Non succede niente per caso. – dice Valeria, mamma di Tommaso – Questa è la conclusione a cui sono giunta da quando mi sono imbattuta nella realtà di una diagnosi, per mio figlio, tanto dura quanto inaspettata.

Da quel momento è iniziata per me un’intensa attività mentale , nel tentativo di capire e dare un significato, all’interno del mio percorso esistenziale, a ciò che ci stava succedendo. Questa attività ha rappresentato per me l’unica reazione possibile per sopportare il dolore. Al 7L ho trovato persone che hanno saputo cogliere questo mio bisogno.Con me, si sono addentrate nei difficili ragionamenti tesi a cercare risposte alle domande fondamentali sull’essenza della vita.

Ringrazio queste persone perché il loro atteggiamento non è mai stato consolatorio , ma partecipativo.

Sono grata anche per le risate regalate a me e a mio figlio".

Inviando un piccolo pacchetto rosso, Mariuccia, mamma di Alessandro, e la sua famiglia scrivono: "Al 7L e, con il cuore, in particolare, alla carissima Lucia, noi doniamo a voi questo piccolo, ma molto ricco, pacchetto rosso. Voi che ci siete stati vicini, nei momenti brutti e nei momenti belli della malattia di Alessandro. Siete stati vicini a noi che, come molte altre famiglie, venivamo da lontano. Ci avete ascoltato lasciandoci sfogare. Rincuorato con le vostre parole. Coccolato con i vostri sorrisi. Fatto anche divertire con le vostre chitarre. Voi che avete saputo ridare il sorriso ad Alessandro con qualche piccolo dono. Lui che, molto provato, da tutti i suoi problemi, qualche volta non vi voleva neanche vedere. Voi che, anche ora che siamo a casa, ci telefonate, ci scrivete, ci siete vicini anche se lontani. Vi ricordate di noi, come noi non possiamo dimenticarci di voi. Grazie di esserci. Continuate a donare questo simbolico pacchetto rosso, come già avete fatto fino ad ora, a tutti quelli che sono nella sofferenza o hanno qualche dispiacere. Grazie.

Vi vogliamo bene. Un abbraccio a tutti."

 

Quando si è toccati

veramente nel profondo del cuore,

questa diventa un’esperienza indelebile.

Ciò che si riceve non può andare

più perduto né dimenticato

perché diventa

un’esperienza profonda e vera.

Anche il dolore più grande si alleggerisce

e si trasforma nella forza

di un’esperienza condivisa

 

 


7L

Il verde evoca l’immagine dell’erba,

di vegetazione e di crescita fertile e abbondante.

Il 7L verde indica il prodursi

di nuove idee e necessità.

 

Raccogliamo le impressioni di ciò che è emerso durante tre anni di esperienza al 7L, in ospedale e dai Genitori per avere suggerimenti e migliorare.

Dall’ascolto dei Genitori, Monica rileva l’importanza che questo tipo di lavoro prosegua nel tempo. Dal suo punto di vista il lavoro dovrà svolgersi in stretta coordinazione tra i suoi colleghi musicisti, con l’impegno di un aggiornamento continuo, non senza la speranza di una collaborazione più stretta anche da parte dei medici.

Alessandro propone di estendere l’attività in altri reparti, mettersi in contatto con servizi analoghi in altri ospedali pediatrici e progettare eventuali gemellaggi e scambiarsi le esperienze.

Jacopo coglie da parte dei Genitori la richiesta di restare col proprio figlio durante brevi momenti in cui hanno bisogno di assentarsi.

Gioia cura da tempo l’iniziativa promossa dalla Fondazione di Livia sul Controllo del Dolore del Bambino dal 1990. Si possono consultare, a tal proposito, i Quaderni della Fondazione e il Primo documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul Controllo del Dolore nel Bambino creato nel giugno del 1993 durante una settimana di studio al Castello di Gargonza, in Toscana.

Dopo sei anni dalla loro concezione, escono finalmente in inglese le linee guida dell’ OMS Cancer Pain Relief and Palliative Care in Children e speriamo molto presto in italiano e tante altre lingue.

La Fondazione ha sempre condiviso anche la necessità di far esprimere ai Bambini il loro bisogno di parlare del dolore, come afferma il dott. John J. Spinetta dell‘Università di S. Diego: "Appare evidente che i Bambini necessitano dell’opportunità di parlare delle loro preoccupazioni, così che possano ricevere sostegno nelle loro lotte".

Gioia ritiene di centrale importanza perseguire l’impresa formativa e informativa del personale curante ospedaliero sulle tecniche del Controllo del Dolore, ora che l’attenzione da parte dell’ospedale Meyer è molto viva. Si prevede il ritorno della dott.ssa Jo Eland con la dott.ssa Leora Kuttner nel maggio 1999 quando incontreranno dottori e infermieri per un ulteriore aggiornamento e un nuovo scambio di idee.

In quest’occasione, nell’Auditorium regionale, sarà organizzata una mattina di studio sul Controllo del Dolore del Bambino con la presentazione del Programma di realizzazione del nuovo Servizio di Terapia Antalgica dell’Ospedale Anna Meyer.

Per il dott. Faulkner, l'iniziativa della musica che la Fondazione di Livia ha promosso da tre anni, è qualcosa di veramente importante per i Bambini e per i Genitori che vedono i propri figli rasserenarsi con attività che sono molto importanti per il loro sviluppo

"Noi siamo così indaffarati - dice il dottore - che ci è difficile apprezzare direttamente quello che è il coinvolgimento dei Genitori e dei Bambini in queste attività. Sarebbe importante anche per noi trovare il tempo per interagire maggiormente. Sicuramente sono attività che contribuiscono a migliorare la permanenza in ospedale per Bambini e Genitori.

Dal punto di vista di noi medici, forse, dovremmo dedicarvi un po' più di tempo ed energia. Basterebbe, per esempio, che impegnassimo un pomeriggio, una volta il mese, per discutere problemi generali e casi specifici. I volontari come Lucia Benini hanno un'esperienza che è utile anche a noi per migliorare i rapporti con le famiglie che spesso non sono sempre ottimali."

Anche gli animatori, Beatrice e Nico della Cooperativa Arca di Firenze, ormai da molti anni all’interno dell’Ospedale Meyer con un programma educativo particolarmente ricco di nuove iniziative, concordano nell’auspicare un sempre più intenso dialogo tra il loro lavoro e quello del 7L, nel comune obbiettivo di sostenere e incoraggiare il Bambino a esprimere le sue risorse di crescita e guarigione.

"Quando sono in ospedale con Bambini e Genitori - dice Rosalba - il mio impegno è un lavoro che svolgo anche su me stessa. I Bambini mi aiutano ad essere meno timida e sicuramente più gioiosa. Stare con loro in ospedale è una fonte di insegnamento continuo. Quando poi, le Mamme vengono al 7L si fa visibile la possibilità che questo posto diventi per loro un punto di riferimento. Non è importante il numero. È importante seminare e attendere. È un’attesa attiva e come una continua innaffiatura. Il tipo di relazione che abbiamo creato con alcuni Genitori ci ha portato verso qualcosa che non potevamo immaginare all’inizio: ricevere l’invito di andarli a trovare nelle loro case, anche lontano da Firenze e trascorrere tante ore preziose in loro compagnia ".

"Il 7L è un luogo meraviglioso – dice Vera – pieno di calma. Mi sembra di stare in un’isola felice e quando vado là, ritrovo qualcosa che si è perduto nel frastuono del mondo di oggi: il silenzio, la pace, un luogo dove leggere, scrivere, meditare. Spero che con il tempo i Genitori dei Bambini possano riconoscere nel 7L un posto dove recuperare le proprie energie".

Francesca racconta che per l’azione sociale del suo Club, il Rotary Giovani, insieme alla Fondazione di Livia, hanno deciso di dedicare una domenica al mese nei vari reparti dell’ospedale con l’iniziativa "Una mattina in Ospedale". Il gruppo lavora anche al progetto di allestimento di due nuove stanze dove i Bambini, in attesa di fare esami come la TAC e la Risonanza Magnetica, possono passare il tempo in un ambiente tranquillo e colorato. Nel 1999 hanno regalato al reparto di OncoEmatologia un acquario.

Dal 1996 al 2002 è attivo nel reparto di oncoematologia dell’Ospedale pediatrico Anna Meyer di Firenze, il servizio di "Musica in Ospedale".

Nel dicembre 2001 prende avvio un progetto di formazione per i musicisti che già lavorano e altri che lavoreranno all’interno dell’ospedale pediatrico, attraverso l’intervento di "Musique e Santé", un’associazione parigina specializzata nel settore e dell’Università Marc Bloch di Strasburgo.

Philippe Bouteloup e Victor Flusser si sono impegnati con noi per diffondere la musica negli ospedali italiani ed anche europei.

La musica diventa un alleato terapeutico e segna il progressivo processo di umanizzazione dell’ospedale.

 


7L

Il giallo è il colore del sole

Il 7L giallo è costruttivo e racconta dell’ottimismo

e della fiducia che ne consegue

Il 7L è un po’ un rincontrarsi per una ricorrenza e un guardarsi, è un’opportunità di accorgersi dell’importanza che la vita assume quando sappiamo di essere presenti gli uni per gli altri, e questo per chiunque sia coinvolto nel progetto, per chi lo organizza, ma anche per quelli che arrivano e per chi lo viene a sapere intorno.

"Quando ho cominciato – dice Jacopo - in realtà non avevo attese particolari, solo il desiderio di fare qualcosa di utile per gli altri. Enormi soddisfazioni emergono quando i Bambini sorridono e si divertono con la musica che suoniamo o quando giochiamo e scherziamo assieme."

Alessandro cerca di "portare il sorriso, in modo che i Bambini per un po’ di tempo non pensino solo alla malattia. Vorrei - dice - essere un motivo di dolce speranza di fronte alla sofferenza; quest’esperienza contribuisce a donarmi serenità interiore, utilità verso gli altri, l’affrontare la vita con più umiltà e riconoscenza".

Per Monica "il poter essere d’aiuto in qualche modo e vederli sorridere anche in momenti dolorosi, o almeno fare accettare loro meglio le circostanze di disagio fisico e spirituale è fonte di soddisfazione, come tentare di sciogliere l’atmosfera di chiusura dei Bambini e dei Genitori, instaurando un rapporto profondo alla pari, riuscire a cogliere le risorse personali e sfruttarle in maniera costruttiva; dare comprensione; entrare in empatia per poi dirigere i bambini verso il loro interno positivo."

Costanza: "Ho ricevuto inaspettatamente la proposta di provare a suonare in reparto […] continuo ad andare in reparto senza particolari aspettative perché, come dice Lucia, l’importante è portare amore e cerco di farlo nel modo che mi sembra più adatto nel momento in cui sono lì; la maggior parte delle volte suono, ma ci sono volte in cui non è possibile o non è richiesto o non è adatto e allora gioco o racconto storie o più semplicemente dopo aver salutato vengo via. Per me si è trattato di un arricchimento personale enorme."

" Ogni volta non vedo l’ora di tornare in ospedale

- dice Rita - sono diventata nel tempo più serena e mi sento più capace di cogliere il meglio dalle cose e so ridimensionare le avversità. L’Attitudinal Healing mi ha preparato a confrontarmi con la sofferenza e con me stessa. Ha segnato un momento di maturazione personale. È un leva importante per scoprire risorse insospettate. Un vero momento di riossigenazione. Se tornassi indietro rifarei tutto e anzi, mi impegnerei ancora di più".

 

"Per me l’importanza del 7L – afferma Monique - consiste nell’essere una collaborazione. Non esiste il giusto e il non giusto, ma uno scopo in comune. C’è sempre uno scambio di idee, un ascolto ai bisogni di tutti: volontari, medici, famiglie e sempre flessibilità di provare nuovi modi di fare, di esserci. Mi piace anche l’accettazione dei nostri limiti che è sempre presente, ma contemporaneamente c’è una fonte di creatività e di idee".

 

Vale la pena ricordare che il 7L segue, come abbiamo visto nel "7L Bianco" l’Attitudinal Healing per mantenere in armonia il gruppo.

 

Per illustrare il significato di questo metodo, trascriviamo la versione dei principi guida dell’Attitudinal Healing, riscritti da Kaycee Poirer, una Bambina canadese di 11 anni:

1. L’AMORE è una delle cose più importanti della vita!

2. É importante star meglio: perciò non dobbiamo farci prendere dalla paura.

3. Dare e ricevere sono la stessa cosa.

4. Non vivere nel passato e non vivere nel futuro.

5. Fai quello che puoi fare adesso. Ogni minuto è fatto per donare amore.

6. Possiamo imparare ad amare noi stessi e gli altri perdonando invece che essere duri con noi stessi, per esempio lottando.

7. Possiamo trovare l’amore invece che gli sbagli.

8. Se qualcosa va male fuori, non perdere la testa, perché dentro di te sei al sicuro.

9. Siamo allievi ed insegnanti l’uno per l’altro.

10. Non guardare solo alle cose cattive, guarda anche a quelle buone!

11. Poiché l’amore è per sempre, non bisogna aver paura di morire.

12. Possiamo sempre vedere gli altri che danno amore o che chiedono aiuto.

 

Con i raggi del sole concludiamo ascoltando Giulia e la storia di Tiziana.

"7L: se non ci fosse andrebbe inventato - dice Giulia - c’è poco da dire è indispensabile, io parlo della mia esperienza e dico che quando ero triste perché i miei amici erano lontani, mi faceva tantissimo piacere ricevere compagnia, anche se all’inizio non lo facevo vedere perché ero sempre sconvolta dalla brutta batosta che ho ricevuto e che potevo ricevere peggio nel futuro, insieme a tutti e al 7§L riuscivo a on pensare al peggio e distrarmi, e pensa un po’, stavo anche meglio mentre facevo terapia."

"Era passato il febbraio ‘98 ed io facevo la I superiore - racconta Tiziana - ero molto contenta, ma ad un tratto sulla mia mano destra vidi un gonfiore, così io e la mia mamma andammo dal mio medico, il dottor

F. Raspini. Lui mi disse che era un ematoma, ma non fu così.

Mi ricoverai a Montevarchi nel reparto di chirurgia così incontrai il dottor Pisanelli e il professor Bardelli, due brave persone. Decisero di farmi la RMX poi i raggi e l’ecografia, così i medici si consultarono e non vedendo niente mi fecero fare l’angiografia ed era come se non avessero fatto niente. Così mi hanno mandato al C.T.O. e ho conosciuto il dottor Ceruso e il professor Capanna che decisero di farmi la TAC ai polmoni per vedere se era partito dai polmoni, poi mi fecero la biopsia e da lì scoprirono questo tumore maligno, però dovevano decidere che nome dargli e dopo una settimana risultò questo sarcoma Ewing. I miei genitori si preoccupavano, invece io ero tranquilla. Così dopo il C.T.O. il dottor Ceruso mi volle mandare al Meyer dove conobbi le prime persone: la dottoressa Tamburini e la professoressa Bernini.

Loro mi spiegarono molte cose, cioè che le terapie erano molto forti, della perdita dei capelli, del rimettere, ma soprattutto mi fecero capire che bisognava combattere. Così il 13 maggio ‘98 feci la mia prima chemio, conobbi molti bambini che erano malati come me, ma qualcuno aveva la leucemia.

Col passare del tempo dimagrivo e stavo male, ma non bisognava aver paura, perché la chemio stava facendo effetto.

I cicli erano a volte di tre giorni e a volte di sette giorni con l’intervallo di ventun giorni.

Al Meyer ho conosciuto anche gli animatori, Beatrice, Nico, Patrizia e poi ho conosciuto le persone della Fondazione 7L: la Lucia, la Rosalba, la Rita che sono simpaticissime e poi ci sono quelli che vengono a metterci allegria con le chitarre che sono Jacopo, Alessandro, la Sara, la Monica e la Costanza. Così con i primi tre cicli venne il giorno dell’operazione al C.T.O.. L’intervento durò dodici ore perché mi avevano fatto l’innesto dal piede alla mano. Il secondo intervento è durato tre ore perché nel piede avevo il buco aperto e me lo dovettero chiudere. Ero ancora al C.T.O. quando mi tolsero i punti alla mano, insomma soffrivo e piangevo dal dolore, ma riuscirono a togliermi 40 punti dalla mano e dopo tre settimane altri 40 al piede. Poi dopo dieci giorni al C.T.O. e sette alle malattie infettive riuscii a fare la terapia di tre giorni in reparto di OncoEmatologia . Durante le terapie ho conosciuto i dottori del Meyer e devo dire che sono bravi e fanno divertire tutti i bambini.

Ho conosciuto il dottor Tucci (che solo a vederlo scappa da ridere), il Casini (che mi dice sempre che sono una sagoma), la dottoressa Laura, Veronica, la Tamburini e la Lippi, ma la più brava di tutti è la professoressa Bernini che gli voglio bene come se fosse la mia mamma. Io con lei mi sento sicura.

Dentro il reparto ci sono gli infermieri simpatici . iniziando da un mio quasi vicino di paese Filippo che è ganzo , poi c’è Stefano, la Valeria, la Barbara, la ...anzi le Stefanie, la Gloria, l’Alessandra, la Francesca e tanti altri sono bravi specie quando si fanno confondere. Nel reparto ci sono anche le persone per la pulizia che sono Lucio, l’Antonia, la Lucia e l’ultima arrivata la Clara.

Be! Vi ho scritto la mia storia,

vi ho descritto chi c’è

e con la speranza che i bambini guariscano

con allegria e con forza di vivere

vi saluto !

Tiziana Buffoni

 

Clara dedica queste due poesie al 7L perché sente

che corrispondono allo spirito che lo anima

Non dite che siamo pochi

e che l’impegno è troppo grande per noi.

Dite forse che due o tre ciuffi di nubi

sono pochi in un angolo di cielo d’estate?

D’improvviso si stendono ovunque.....

Guizzano i lampi, si odono i tuoni

e piove su tutto.

Non dite che siamo pochi.

Dite solamente che siamo

Lee Kwang Su

Ci impegnamo

per trovare un senso alla vita,

a questa vita, alla nostra vita.

Ci impegnamo

non per riordinare il mondo,

non per rifarlo,

ma per amarlo.

Ci impegnamo

perché noi crediamo nell’Amore,

la sola certezza che non teme confronti,

la sola che basti

per impegnarsi perdutamente.

Bertold Brecht